L’icona e l’iconografo

L’icona

Il termine icona (dal greco: eikon) significa: immagine, ritratto, somiglianza, forma. Col termine “icona”, in senso cristiano, ci si riferisce ad un particolare tipo di immagini , formatesi, all’interno della Tradizione viva della Chiesa. Le icone raffigurano, il Signore Gesù Cristo, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, gli Angeli, i Santi e le grandi Feste liturgiche, nelle quali si celebrano i principali eventi della storia della salvezza. Esse, fondate su una precisa teologia, vengono realizzate mediante tecniche artistiche adeguate (mosaico, affresco, tempera su tavola•), nella fedeltà ad un linguaggio grafico e coloristico, che ha assunto gradualmente la forma di canone iconografico, definitosi progressivamente nel corso della vita della Chiesa e da essa approvato, fissato, custodito e consegnato alla totalità dei credenti ed in particolare agli iconografi. L’icona è luogo di una particolare forma di presenza di Dio. Essa, accolta nella fede e accostata con uno spirito di preghiera, è un canale privilegiato di grazia. L’arte dell’icona si fonda sull’avvenimento dell’Incarnazione del Figlio di Dio, mistero centrale della fede cristiana. Il centro dell’iconografia è Cristo, il suo santo volto, il suo sguardo. Il cuore dell’icona è lo sguardo, il volto è in funzione dello sguardo e la figura in funzione del volto. Il linguaggio grafico e pittorico dell’icona è contemporaneamente realista, simbolico, spirituale e trasfigurante. L’icona manifesta con trasparenza e semplicità la tipicità e la ricchezza interiore della persona in essa raffigurata, detta modello o prototipo. Essa è presenza, impronta del prototipo rappresentato. Il luogo di tale presenza è la somiglianza al modello, raffigurato formalmente e coloristicamente secondo il canone tramandato dalla tradizione della Chiesa. L’icona è presenza in assenza, finestra aperta sull’eternità che rende visibile l’invisibile, è strumento di preghiera che educa a pregare. Quanto più si prega davanti all’icona, tanto più essa diventa taumaturgica e comunica luce interiore. L’arte dell’icona è tradizionalmente e particolarmente legata all’ambiente monastico, luogo della radicalità della fede. L’icona è liturgica e cultuale, visualizza il contenuto della Sacra Scrittura, essendo allo stesso tempo scrittura che, obbediente alla verità rivelata, va letta ed interpretata. Essa è un insieme di segno, colore, Sacra Scrittura e teologia, a servizio della comunità ecclesiale e della persona. L’icona, soprattutto nell’insieme dell’iconostasi, mostra la possibilità di un incontro equilibrato fra realtà celeste e terrestre, fra umano e divino. L’arte dell’icona aiuta a superare la sola visione esteriore, rivelando il progetto di Dio sulla creazione.

L’iconografo

L’iconografo, nell’atto di scrivere icone, svolge un servizio ecclesiale. Egli deve considerare contemporaneamente la dimensione artigianale, artistica, spirituale e teologica, in obbedienza alla Sacra Scrittura ed al canone iconografico fissato dalla Chiesa. La realizzazione di un ‘icona presuppone un’obbedienza a regole di fondo, che pur nella varietà dei procedimenti pittorici, caratterizzanti le diverse scuole iconografiche in epoche e contesti differenti, sono alla base dell’esecuzione di un’icona. Il riferimento ad un canone è indispensabile, poiché i prototipi, che l’arte dell’icona raffigura, vivono attualmente nella trascendenza della vita eterna ed il trascendente può essere accostato come presenza, solo se incanalato entro limiti che lo indichino, senza la pretesa di definirlo totalmente. L’obbedienza al canone iconografico ed il radicamento nella tradizione ecclesiale, conferiscono all’icona la possibilità di suscitare uno stupore che, oltre ad indicare il Mistero, fa presagire come il medesimo sia la via del nostro cammino, la nostra vera casa, il nostro autentico destino ultimo. L’iconografo non firma mai l’icona, perché essa non è la realizzazione di una persona, ma un’opera che in ultima analisi scaturisce dalla tradizione ispirata della Chiesa. Colui che scrive icone non cerca la sua gloria, ma la gloria di Dio. L’iconografo deve evitare effetti pittorici artificiosi ed illusori, lavorando con semplicità ed autenticità al servizio di Cristo e della sua Chiesa.

Crocifisso di Rosano